L’emergenza ambientale a Brescia
Sono sempre più numerosi e allarmanti gli studi che documentano l’esistenza a Brescia di un gravissimo degrado ambientale.
Un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativo al 2016 ha stilato una classifica delle 50 città dell’Unione Europea più inquinate, prendendo in considerazione la quantità di particolato PM2.5 nell’aria delle città. Di queste, 33 sono polacche, 9 bulgare e 5 ceche, tutte appartenenti a Paesi caratterizzati da un’industria carbonifera molto sviluppata. Nella graduatoria si trovano anche tre comuni italiani, unici dell’Europa occidentale: Soresina (CR), Settimo Torinese e Brescia.
Anche in base ai rapporti annuali di Legambiente, Brescia si distingue stabilmente per valori pesantemente negativi riguardo allo stato dell’aria ed è, con Torino, la città che negli ultimi anni ha maggiormente oltrepassato i valori limite previsti dalle direttive europee riguardo alla concentrazione nell’aria di tutti e tre gli inquinanti atmosferici tipici degli ambienti urbani (polveri fini, ozono e biossido di azoto). E l’esposizione a questi inquinanti è associata alla diffusione di patologie polmonari, cardiovascolari e tumorali. Infatti, secondo studi sanitari, a Brescia si registra un’incidenza di decessi per malattie tumorali molto più elevata rispetto alla media italiana. I tumori sono la prima causa di morte sul territorio bresciano, con 7 mila nuovi casi ogni anno.
L’inquinamento nella nostra città, dunque, è diventato un problema che nessuno può più ignorare.
Quali sono le cause di una situazione così critica, che segnala Brescia come una delle città italiane in cui la cattiva qualità dell’aria mette a maggior rischio la salute dei cittadini?
Intanto, bisogna considerare che la pianura padana è chiusa a nord e a ovest dalla barriera delle Alpi e a sud dall’Appennino. Questo favorisce la stagnazione dell’aria al suo interno, ostacolando la dispersione degli inquinanti e rendendola, di fatto, un territorio tra i più svantaggiati dell’intero pianeta dal punto di vista della qualità dell’aria. Il cambiamento climatico in corso, con la diminuzione delle giornate di pioggia che ripuliscono l’atmosfera dalle polveri fini, aggrava la situazione. In tutte le città della pianura padana i danni prodotti dalla diffusione di sostanze tossiche nell’atmosfera risultano dunque estremizzati dalla sfavorevole condizione orografica.
Nelle aree urbane le principali fonti d’inquinamento sono il traffico veicolare e gli impianti di riscaldamento. Anche nella nostra città il traffico è elevato, ma non in misura superiore a quello di altre città. Per quanto riguarda il riscaldamento domestico, Brescia è dotata di una capillare rete di teleriscaldamento che ridimensiona l’impatto delle caldaie. È chiaro, quindi, che vi sono altre fonti di inquinamento che contribuiscono a determinare una situazione ambientale così critica.
Storicamente le emissioni dei numerosi insediamenti industriali, in un’area caratterizzata dalla scarsa dispersione dei gas nell’atmosfera, hanno grande responsabilità nell’inquinamento dell’aria della nostra provincia. Ma il fatto su cui va richiamata l’attenzione è che a un contesto ambientale già così degradato si è aggiunta la costruzione vent’anni fa, alle porte della città, di uno dei più grandi inceneritori d’Europa: un forno per la distruzione dell’immondizia, dalla fiamma perpetua, in cui sono introdotte circa 700 mila tonnellate di rifiuti l’anno.
Alcune delle sostanze che si producono nel processo di incenerimento sono classificate dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) come cancerogene. Qualunque sia la tecnologia adottata dai termovalorizzatori, e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti solidi urbani o speciali), durante l’incenerimento si producono centinaia di sostanze inquinanti, la cui formazione dipende da tre fattori: dal materiale, dalle temperature raggiunte e dalla mescolanza nei forni delle diverse tipologie di rifiuti. La parte delle sostanze inquinanti che supera la prova del filtro viene dispersa in atmosfera 24 ore su 24.
L’aumento di patologie tumorali e cardiorespiratorie nelle popolazioni che vivono in prossimità degli inceneritori è documentato ormai da numerosi studi.
L’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) del Piemonte ha pubblicato nel 2015 i risultati di una ricerca epidemiologica sulla popolazione residente nei pressi dell’inceneritore di Vercelli, che hanno accertato una vera emergenza sanitaria: +20% della mortalità generale, +400% di tumori al colon, +180% di tumori al polmone, +90% di infarti e cardiopatie ischemiche, +50% di enfisemi e bronchiti croniche.